UN PEPP PER TUTTI

Entra nel vivo la discussione per arrivare a un prodotto pensionistico individuale pan europeo. A fare il punto della situazione al Salone del risparmio è stato Ugo Bassi, alto funzionario della commissione Ue che sta seguendo da vicino il dossier

UN PEPP PER TUTTI
Ogni anno migliaia di cittadini europei si trasferiscono in un altro Stato dell’Unione per motivi professionali. Lavoro nuovo e Paese nuovo significano anche doversi adeguare a un nuovo sistema previdenziale. È anche per andare incontro alle esigenze di questi cittadini che l’Unione europea sta lavorando alla definizione di un prodotto pensionistico individuale paneuropeo, conosciuto sotto l’acronimo di Pepp (pan-european personal pension), progetto che si inserisce nel più ampio quadro dell’Unione dei mercati di capitale (Capital market union, vedi box). L’intenzione della Commissione Ue è quella di far dare il via libera al Pepp tramite un regolamento europeo direttamente applicabile dagli Stati membri, andando a creare una disciplina uniforme in tutta l’Unione e parallela ai regimi previdenziali nazionali. Lo stato dell’arte su questo progetto è stato il tema di un workshop del Salone del risparmio di Milano. A intervenire, tra gli altri, anche una delle persone che più da vicino sta seguendo il dossier a Bruxelles: Ugo Bassi, direttore Mercati finanziari presso la Commissione europea. Bassi ha innanzitutto sottolineato che l’idea del Pepp viaggia in parallelo con il progetto Capital market union (Cmu). “Gli obiettivi – ha affermato – sono coincidenti: riequilibrare la struttura del credito con capitale non solo bancario, finanziando l’economia reale e allo stesso tempo offrendo ai risparmiatori nuove forme di investimento”. Il progetto Pepp è di ampio respiro e, Bassi ne è certo, “proseguirà a pieno ritmo anche dopo la scadenza del mandato della Commissione Junker”.



ECONOMIE DI SCALA E SCAMBI CROSS BORDER

Il mercato europeo delle pensioni complementari vede una situazione molto frammentata con molte differenze e qualche squilibrio tra i 27 Stati membri. “Attualmente – ha osservato Bassi – su circa 250 milioni di risparmiatori europei, solo 67 milioni risultano avere investito in prodotti pensionistici complementari. E questi 67 milioni di cittadini sono per lo più concentrati in soli cinque Stati membri. C’è dunque molto da fare per diffondere a livello europeo una cultura di investimento nei prodotti pensionistici complementari”. Bassi ha ribadito quali sono gli obiettivi di fondo del Pepp secondo la Commissione europea. In primis c’è quello di ridurre la frammentazione del mercato, favorendo gli scambi cross border e diffondendo la portabilità intra-comunitaria del prodotto pensionistico complementare. In secondo luogo consentire economie di scala e diversificare i rischi per i produttori, per i distributori e per i risparmiatori. C’è poi anche l’ambizione di stimolare l’innovazione e la concorrenza: “il prodotto – ha detto Bassi – è stato concepito per essere appetibile per ogni tipo di fornitore. Non solo compagnie e fondi pensione, ma anche asset manager e banche”. 



VOLONTARIO, COMPLEMENTARE, AGILE

Bassi ha voluto sottolineare più volte che il prodotto Pepp è volontario e che non ha alcuna velleità di sostituire gli schemi previdenziali nazionali. L’ambizione è quella di creare un marchio di fabbrica che, dopo aver ottenuto l’approvazione da Eiopa, possa “diventare un punto di riferimento nel mondo”. Per questo il Pepp, nelle parole di Bassi, viene immaginato come un prodotto che guarda al cittadino di domani che si sposterà sempre di più, e che potrà portare con sé gli investimenti fatti nel Paese di origine proseguendo nel Paese di destinazione. “La nostra proposta prevede che ogni cinque anni il risparmiatore possa aggiornare il proprio piano”, ha aggiunto Bassi.
Le premesse per il successo ci sono, così come esistono delle sfide. “Quando il quadro sarà operante – ha spiegato – bisognerà che gli Stati membri applichino una tassazione con lo stesso regime fiscale applicato ai prodotti nazionali”. Un’altra sfida è quella insita nella complessità del sistema europeo. “Uno dei principali punti di disaccordo è la difficoltà di alcuni Stati membri nel riconoscere un ruolo particolare all’Eiopa”.
Ora Parlamento e Commissione europea stanno lavorando in parallelo. Il passo successivo sarà il confronto a tre con il Consiglio europeo (il cosiddetto Trilogo) in cui si proverà, alla fine di un lungo processo, a definire a un testo condiviso. 

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