PIU' MINACCE, PIU' CONSAPEVOLEZZA
Quello geopolitico è il pericolo più temuto a livello globale. In Europa cresce il risk management. Nei programmi assicurativi aumenta la ricerca di stabilità e il captive. Queste le principali evidenze in tema di rischi nel mondo
30/09/2015
I conflitti tra stati dominano la classifica dei rischi globali, secondo il Global Risk 2015 realizzato dal World Economic Forum. Al primo posto in termini di probabilità e al quarto posto in termini di impatto, l’instabilità geopolitica è tornata a essere tra le minacce maggiormente presenti. Seguita dai rischi atmosferici, il fallimento dei sistemi di governance nazionali, la crisi degli Stati e i livelli perduranti di disoccupazione.
In termini di impatto, le crisi idriche sono il rischio maggiore che, oggi, il mondo si trova ad affrontare e, nei casi di conflitto tra nazioni, emerge la paura di una rapida e massiva diffusione di malattie e infezioni, la minaccia delle armi di distruzioni di massa, gli attacchi terroristici e la paura dei cambiamenti climatici.
Per fronteggiare i crescenti rischi, sia tradizionali sia emergenti, aumenta l’attenzione delle aziende verso il risk management, divenuto ormai una funzione sempre più strategica e coinvolta nei processi decisionali. Secondo il sondaggio Risk Management Benchmarking Survey 2014, condotto dalla Federazione delle associazioni europee di risk management (Ferma) in 21 Paesi europei (per l’Italia sono i risk manager di Anra ad aver fotografato il mercato), l’84% dei gestori dei rischi interagisce direttamente con il consiglio di amministrazione o il top management e quasi la metà (45%) diverse volte in un anno.
Generalmente, gli insurance e risk manager (le cui funzioni sono unite nel 40%) riportano al cfo (31% per le assicurazioni e 22% per i rischi), al ceo (12% e 17%) e al cda (12% e 18%), molti dei partecipanti al sondaggio hanno una relazione costante e una stretta collaborazione con altre funzioni aziendali e, in particolare, i gestori del rischio sono coinvolti in discussioni su: etica, compliance e aspetti legali (57%); internal audit e controllo (55%); fusioni e acquisizioni (52%) e pianificazione strategica (35%).
LE PRIORITA' DEI RISK MANAGER EUROPEI
Le principali priorità dei risk manager europei sono lo sviluppo di una cultura del rischio all’interno delle organizzazioni e l’integrazione di questa attività nella strategia di business. Nella classifica delle minacce che i risk manager si trovano a dover gestire, primeggiano privacy dei dati e cyber security: un problema enfatizzato da una scarsa offerta assicurativa e da un limitato ricorso delle aziende alle polizze (ben il 73% non è coperto sul cyber risk); al secondo posto, i risk manager europei identificano nei rischi politici le maggiori criticità (i professionisti italiani le individuano in quelli correlati ai cambiamenti nelle policy aziendali), mentre al terzo posto, la media europea pone i rischi connessi a reputazione e brand.
Sei le aree, secondo i gestori del rischio, che non ricevono il giusto livello di mitigazione: rischio politico, cambiamenti legali o normativi, compliance, concorrenza, rischi legati alle condizioni economiche, strategia di mercato e risorse umane. Il livello di soddisfazione è alto solo per rischi legati alla qualità (intesa come progetto, sicurezza e responsabilità da prodotti e servizi).
IN CERCA DI STABILITA'
Riguardo alle scelte assicurative, queste sono ancora influenzate dal clima economico: solo il 7% degli intervistati non pensa di apportare modifiche nei programmi assicurativi (contro 11% del 2012) e l’uso di accordi a lungo termine (Lta) è in crescita: il 50% dei risk manager li utilizza in risposta alla situazione economica, in quanto consentono un uso efficiente delle risorse, la riduzione del tempo trascorso sul rinnovo, il mantenimento dei premi e il rafforzamento dei rapporti con clienti e assicuratori.
La stabilità finanziaria resta un fattore chiave per il 28% dei gestori del rischio, nella scelta del partner assicurativo e il 43% ricerca soluzioni a protezione della situazione patrimoniale e investe, in modo significativo, in attività di loss prevention.
AUMENTA IL CAPTIVE
Il report Ferma mostra inoltre come l’acquisto di polizze sia un’operazione sempre più sofisticata. In particolare, l’utilizzo di captive è in crescita, specialmente per le linee non tradizionali: buona parte del 39% degli intervistati che possiede o utilizza una captive, ritiene che la utilizzerà maggiormente nei prossimi due anni (il 39% per linee di copertura non tradizionali, il 33% per le linee tradizionali).
Si tende a un’ottimizzazione delle strutture dei programmi assicurativi, soprattutto in termini di ritenzione e limiti: il 57% utilizza i dati relativi a rischi e assicurazione soprattutto per ottimizzare i programmi di ritenzione assicurativa.
IL MERCATO DEGLI EMERGENTI, ANCORA AGLI ESORDI
Altra importante evidenza è che il mercato assicurativo dei rischi emergenti è ancora agli inizi: il 72% dei partecipanti non ha copertura per il cyber e il 37% non è coperto per la responsabilità per inquinamento ambientale graduale.
Infine, il 63% ricorre a polizze locali stand alone principalmente per motivi di compliance verso la normativa locale e solo il 15% dei partecipanti utilizza strumenti di enterprise risk management (Erm), come il risk financing optimisation, per prendere decisioni d’acquisto assicurative.
IDENTIKIT DEL RISK MANAGER EUROPEODal sondaggio Ferma, emerge che il tipico risk e insurance manager europeo è un uomo (73% di presenza maschile contro un 27% femminile) tra i 45 e 55 anni, con un stipendio medio di 100-120 mila euro l’anno, che lavora nel quartier generale di grandi aziende con sede in un Paese europeo, che ricopre questo ruolo da tre a 10 anni e che probabilmente ha una certificazione in insurance or risk management.LE TEMATICHE DI RILEVANZA EUROPEALe tematiche di rilevanza europea più sentite dai soci Ferma nel 2014:- Data protection regulation (45%)- Annual reporting e trasparenza (38%)- Solvency II e trattamento delle captive (38%)- La possibilità di un obbligo di sicurezza finanziaria a livello europeo (38%).
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