I MOLTI STRUMENTI CONTRO IL RISCHIO AMBIENTALE
Quando accade un danno dagli effetti difficilmente riparabili, è necessario interrompere l'attività produttiva, con il rischio che l'immagine dell'impresa ne esca fortemente compromessa. Tutelarsi dalle conseguenze di un sinistro che nuoce alle risorse naturali non è più solo questione di compliance
27/09/2017
La sensibilità ambientale, nei comportamenti quotidiani così come verso i grandi eventi catastrofali, è fortemente cresciuta nel corso degli ultimi quattro decenni, e con essa è aumentato il senso di responsabilità individuale e sociale. Segno della cresciuta consapevolezza collettiva è stata la necessità di regolamentare e normare i comportamenti collettivi, nel nome di una responsabilità sociale che riguarda tanto l’individuo quanto gli enti e le imprese. Se nei primi anni ’90, le conseguenze per le aziende di un evento di inquinamento ambientale erano limitate alla sanzione pecuniaria, con le successive normative si sono progressivamente aggiunti degli obblighi di azione diretta che vanno dal contenimento del danno, con i costi della messa in sicurezza, al ripristino, fino all’introduzione del reato di danno ambientale.
Il cambiamento si è avuto con normative che hanno modificato l’approccio al problema aumentando la responsabilità delle imprese: è del 1999 la direttiva 31/Ce sulle discariche, del 2000 la direttiva 76/Ce sull’incenerimento dei rifiuti, per arrivare alla direttiva Ue 2004/35 sul danno ambientale (recepita con il d.Lgs. n. 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale), che di fatto introduce l’obbligo di riparazione e rispristino dell’ambiente.
AUMENTA LA CONSAPEVOLEZZA
Le più recenti normative sul danno ambientale hanno fortemente aumentato l’esposizione delle aziende: “Oggi – fa notare Simona Fumagalli, country manager del ramo assicurativo di XL Catlin in Italia – l’impegno per le aziende va oltre la messa in sicurezza e la bonifica, e questi aspetti incidono sul profilo di rischio. Il focus sui crimini ambientali ha di fatto accresciuto la responsabilità sul tema: sono aumentati gli obblighi e, in più in caso di inquinamento, le imprese devono provvedere direttamente al ripristino del danno ambientale, con costi che sono di difficile previsione economica perché soggetti alle valutazioni delle autorità competenti in zona”. Di fonte alle direttive Ue, l’adeguamento e il ricorso a forme di protezione disegna una mappa non uniforme: in Europa ci sono Paesi che mostrano in generale un’attenzione maggiore verso la tutela ambientale e che, in alcuni casi, hanno deciso di introdurre l’obbligatorietà della copertura assicurativa ambientale, come avviene ad esempio in Norvegia, Svezia e Paesi Bassi. Ma a parte alcuni casi, l’applicazione delle normative ambientali non è ancora pratica consolidata (come accade invece in Usa e Australia) e quindi anche l’utilizzo di strumenti assicurativi dedicati è in fase di sviluppo. Secondo Fumagalli “in Italia, a livello di mercato, non si percepisce ancora una crescita concreta o un aumento della domanda spontanea; c’è però sicuramente una maggiore consapevolezza e la volontà di conoscere e capire l’ambito di una Rc inquinamento, anche in rapporto alle coperture previste dalle polizze Rc generale e property: ci accorgiamo che è un tema che sta diventando di attualità sulla spinta di casi reali, come avviene per il rischio cyber”.
POLIZZE CONTIGUE PER UNA COPERTURA COMPLETA
Trattandosi di una polizza non obbligatoria, l’attività di formazione e informazione verso i broker, ma anche quella rivolta alle aziende, diventa uno strumento necessario. Secondo l’esperienza di XL Catlin esiste ancora una comprensione errata sul tema, in quanto molte società ritengono di essere sufficientemente tutelate dalla Rc generale in abbinamento alla property, ignorando che una protezione esauriente è possibile attivando una Rc inquinamento stand alone che completa le altre, proteggendo le aree si scopertura e ambiguità. “In caso di incendio, ad esempio, sono coperti da Rc inquinamento la bonifica interna ed esterna del sito, la riparazione del danno ambientale, i costi per il reintegro delle risorse, i costi di ripristino dei beni di proprietà dell’assicurato, oltre ai danni causati a terzi per lesioni personali, danneggiamento di cose, interruzione di attività di terzi: tutte voci che non sono coperte da alcun altro tipo di polizza” sottolinea Fumagalli. In questo senso, la protezione per un’azienda dovrebbe includere anche un servizio di ripristino post sinistro, in modo da ridurre al minimo il periodo di interruzione dell’attività. Le società specializzate in questa tipologia di interventi operano per contenere il danno, facilitare la bonifica e provvedere in modo sicuro allo smaltimento dei rifiuti e dei terreni inquinati. “Come XL Catlin abbiamo stipulato un accordo con il gruppo per, che prevede un servizio opzionale, contabilizzato all’interno della polizza”.
I RISCHI MAGGIORI PER LE IMPRESE
Fumagalli fa un parallelismo tra rischio ambientale e rischio cyber: in entrambi i casi sono aumentate, negli ultimi pochi anni, sia la sensibilità sia l’esposizione. Ma, a fronte di un aumento della consapevolezza, rimane, soprattutto per le aziende medio-piccole, la difficoltà di investimento. L’interesse verso le coperture ambientali rispecchia l’esposizione al rischio dell’impresa: “Riscontriamo una maggiore sensibilità in relazione alla pericolosità ambientale dell’attività industriale svolta, che però non si traduce sempre in un ricorso alle coperture assicurative. L’attività di prevenzione è effettuata soprattutto dalle aziende di grandi dimensioni, mentre per le medio-piccole i costi di un’adeguata attività di prevenzione sono ancora un forte limite alla sua applicazione”. Le principali pratiche che più espongono ai rischi ambientali sono la movimentazione di sostanze chimiche sul sito, i serbatoi interrati non adeguatamente manutenuti, lo stoccaggio di rifiuti in modalità non conforme o l’errato smaltimento, l’emissione di polveri, la presenza di sostanze inquinanti in falda dovuta a perdite verificatesi in passato di cui non si aveva conoscenza. “Per una corretta analisi del rischio, forniamo alle imprese il supporto dei nostri risk engineer, i quali effettuano valutazioni sull’esposizione del sito rispetto alle risorse naturali della zona – spiega Simona Fumagalli – perchè riteniamo infatti un tema importante ragionare sul fatto che l’investimento assicurativo, realizzato oggi in ottica di prevenzione e precauzione, nonché di compliance, è un costo economico minore domani”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
👥