LA RICCHEZZA CELATA IN UN ACINO D’UVA
Vigne e cantine spingono le esportazioni italiane e si confermano come un settore di assoluto rilievo per l’economia del paese. ma il cambiamento climatico mette in pericolo anche questo comparto, rendendo necessaria un’attenta politica di risk management, come evidenziato alla 57esima edizione di Vinitaly
12/12/2024
Il comparto vitivinicolo ricopre una posizione di assoluto rilievo nell’economia del Paese. Gli ultimi dati Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), rivelano che le aziende vitivinicole italiane, circa 241mila, generano un giro d’affari alla produzione di poco meno di 14 miliardi di euro (oltre il 10% del fatturato agrifood) e quasi 8 miliardi di esportazioni. Non dobbiamo infatti dimenticare che le cantine italiane muovono fuori dai confini nazionali i volumi in assoluto più elevati del mondo.
Ma si tratta di un settore vulnerabile, tradizionalmente soggetto ai capricci del tempo, alla siccità, alla grandine e alle malattie come la peronospora, che negli anni, da quando è stata accidentalmente importata in Europa, ha distrutto diversi ettari di vigneti. Nel 2023, ad esempio, la vendemmia è scesa ai minimi da 76 anni, accusando gravi perdite di resa, per le conseguenze di questa malattia, ma soprattutto delle grandinate e della terribile siccità che ha colpito intere aree del paese.
Le insidie del cambiamento climatico, insomma, si affacciano ormai con una certa regolarità per mettere in pericolo la produzione anche di questo comparto. Se ne è parlato a Vinitaly 2024, nel convegno Misure attive e passive di gestione del rischio nella filiera uva da vino, nel corso del quale è emerso quanto sia necessario salvaguardare il patrimonio vitivinicolo anche sul piano assicurativo.
UN FATTURATO ASSICURATIVO DI PIÙ DI DUE MILIARDI DI EURO
Il comparto concentra già oltre un terzo del mercato assicurativo agricolo vegetale (specifico cioè delle coltivazioni e non comprensivo degli gli altri settori, come la zootecnia) con polizze che ammontano complessivamente a 2,3 miliardi di euro, pari a oltre il 50% della produzione lorda vendibile del settore. In pratica, oltre un terzo del mercato assicurativo agricolo specifico si concentra sulla parte vitivinicola. L’ammontare complessivo dei premi è purtroppo in calo, perché solo l’11% delle aziende vinicole (circa 27mila) risultano assicurate contro i rischi climatici.
Si tratta comunque delle aziende più importanti, giacché parliamo del 30% degli ettari complessivamente piantati a vite nel Paese. L’aumento del 2% dei premi relativo alle coltivazioni del nord Italia, purtroppo, non è riuscito a compensare la perdita registrata al centro e al sud della penisola, pari rispettivamente al 9 e al 18%.
Vi sono insomma evidenti squilibri territoriali, con il Nord che copre poco meno dell’80% dei valori complessivamente assicurati e il Veneto che rappresenta la prima regione, con il 40,4% dei premi complessivi, seguito dal Friuli Venezia Giulia, che si attesta all’11,5%.
La questione legata al trasferimento del rischio è comunque complicata, perché vi sono molti problemi legati, ad esempio, alla scarsa propensione ad assicurare i rischi fitosanitari da parte delle compagnie assicurative, per la mancanza di un’adeguata esperienza sinistri, in grado di consentire una corretta tariffazione. Un trasferimento di rischio ideale, infatti, prevederebbe l’affiancamento di una copertura contro i rischi climatici, con una polizza fitosanitaria, reperibile anche grazie ai contributi previsti, sia a livello nazionale che europeo.
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LE SOLUZIONI A DISPOSIZIONE DEI VITICULTORI
I viticultori hanno oggi a disposizione opportunità diverse: è possibile assicurare il prodotto di base (cioè l’uva) tramite i consorzi di difesa regionali e affidarsi ai fondi mutualistici costituiti da varie associazioni, oppure accedere al mercato delle assicurazioni private (se ne trovano di vario tipo). I consorzi fungono da collegamento tra l’Unione Europea, le assicurazioni, le organizzazioni di categoria e gli agricoltori, collaborando allo scopo di aiutare le aziende a beneficiare dei fondi comunitari a sostegno del settore. Operano tramite accordi per la sottoscrizione di polizze assicurative dipendenti da contributi pubblici, per tutelare le produzioni agricole da rischi di vario genere, che variano da regione a regione e da consorzio a consorzio, sempre attenendosi al Piano nazionale gestione dei rischi in agricoltura.
La possibilità di stipulare queste polizze dipende dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, l’ente statale italiano che svolge la duplice funzione di organismo di coordinamento e di ente per l’erogazione dei fondi dell’Unione Europea per i produttori agricoli.
Nel corso del 2023 il contributo pubblico ha raggiunto il 70% della spesa prevista per le polizze a copertura di eventi atmosferici e catastrofali, quali grandine, vento e pioggia, alluvioni, gelo, siccità, sbalzo termico, colpo di sole.
Oggetto dell’assicurazione sono le produzioni agricole (l’uva), dal momento della notifica della copertura, fino alla raccolta. Nel caso in cui l’uva non sia ancora nata, possono essere assicurate anche le barbatelle.
Alcuni consorzi hanno introdotto polizze che assicurano le fitopatie, includendo anche il cosiddetto danno di qualità, oltre alle coperture relative alle strutture fisse (reti antigrandine, attrezzature e macchinari, etc.).
Le malattie fungine che colpiscono la vite, infatti, possono avere un’influenza sulla quantità dell’uva, andando a incidere negativamente sulla produzione, e anche sulla sua qualità, perché possono ridurne il contenuto zuccherino e quindi danneggiare il vino. Un esempio classico è costituito dalla fitopatia denominata mal dell’esca, causata da alcuni funghi patogeni che si insediano nel tronco della pianta.
Di solito, si tratta di polizze non ammesse al contributo statale ed è chiaro che l’accesso a quest’ultimo rappresenti un notevole vantaggio: la possibilità di beneficiare del rimborso dipende dalla sottoscrizione di apposite pratiche, la cui gestione è affidata alle organizzazioni di categoria. Non tutti stipulano questo tipo di assicurazione perché il premio richiesto può apparire alto, soprattutto nelle polizze multi-rischio che includono gli eventi catastrofali, anche se ci possono essere differenze notevoli da comune a comune, in base a quanto la zona possa risultare soggetta ai fenomeni assicurati.
La tariffa è conteggiata sul valore assicurato, rappresentato dai quintali di uva prodotta, e varia a seconda della sua tipologia, in base alla produzione media delle cinque annate precedenti, al disciplinare di produzione in zone Dop, etc.
La legge prevede che venga assicurato tutto il prodotto esistente, e ciò risulta spesso poco conveniente per quegli agricoltori che volessero tutelare solo una parte della loro produzione.
I fondi mutualistici possono costituire un’alternativa e un’integrazione alle soluzioni proposte fino a ora. Accade infatti che molte aziende decidano di accantonare riserve finanziarie, anche rinunciando allo strumento assicurativo, come unico metodo di gestione del rischio.
Solitamente questi fondi integrano le coperture assicurative e puntano ad attingere ai finanziamenti comunitari previsti nell’attuale Politica Agricola Comunitaria (Pac).
In pratica, al certificato di assicurazione stipulato con un assicuratore, viene affiancato un pacchetto fondi che fornisce il ristoro delle eventuali perdite economiche causate da eventi non coperti dalle polizze assicurative: nella maggior parte dei casi, il fondo coprirà quindi i danni subiti dall’uva, dal germogliamento alla raccolta, risarcendo un importo per ciascun ettaro di piante colpite.
Quest’anno, il Piano di gestione dei rischi in agricoltura 2024, a firma del Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha disposto l’introduzione di una copertura mutualistica per tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti (quelle, cioè, che percepiscono dall’Ue fondi che mirano a migliorare la redditività dell’agricoltura), contro i danni alle produzioni agricole causati da eventi atmosferici di natura catastrofale (gelo e brina, siccità, alluvione etc.).
In caso di un evento di tale tipo, il fondo Agricat individuerà le aree colpite in base alle mappe elaborate attraverso indicatori agrometeorologici distinti per avversità e stabiliti nel Regolamento del fondo stesso. La verifica dell’esistenza del nesso di causalità tra evento e danno e la determinazione della relativa quantificazione sarà svolta al momento della raccolta su base areale, con riferimento cioè, a tutte le aziende agricole sinistrate, ricadenti nelle aree colpite.
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LE POLIZZE ASSICURATIVE
Come abbiamo visto, i fondi mutualistici integrano le coperture assicurative tradizionali e sul mercato delle assicurazioni private di queste ultime possiamo trovarne di ogni genere, anche pluriennali.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di polizze multi-rischio, con le quali si può proteggere più o meno tutto. È possibile coprire la vigna, l’uva, i macchinari, le strutture e il prodotto finale, il vino, fino al rischio di rottura delle bottiglie durante il trasporto. Sono tante le compagnie assicurative che propongono una polizza specifica e dedicata, per proteggere i viticultori da potenziali perdite di reddito.
Sono previste quasi sempre delle franchigie, ma è possibile pattuirne di tipo scalare, che si riducono a zero, cioè, mano a mano che il sinistro aumenta di valore.
Dal momento che offrono coperture particolarmente ampie, queste polizze possono prevedere premi piuttosto cospicui, a seconda del numero e della tipologia dei rischi offerti. In un settore caratterizzato da una produzione di alto valore, l’entità dei risarcimenti può infatti risultare ingente.
La vite, come ogni essere vivente, ha il proprio ciclo, che comprende diverse fasi dalla nascita sino al declino, definite fasi fenologiche. Le caratteristiche della pianta, la sua produttività e la qualità del frutto sono diverse nelle varie età e ciascuna assume un valore diverso nella valutazione dei danni occorsi, contribuendo ad aumentare il premio richiesto dall’assicuratore.
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