LA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO AI RISCHI È QUASI AL LIMITE

Disinformazione, tensioni sociali. Ma anche incertezza economica e cambiamenti climatici. Sono questi i rischi più temuti per il 2024, secondo l’ultimo Global Risk Report realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Zurich e Marsh, e presentato in occasione dell’ultimo meeting a Davos. Lo studio invita i leader globali a ripensare le strategie per affrontare le minacce sistemiche con strumenti innovativi: tra questi, l’intelligenza artificiale

LA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO AI RISCHI È QUASI AL LIMITE
La convivenza con l’incertezza è ormai uno status permanente in uno scenario globale sempre più frammentato. I vari conflitti in corso (Russia vs Ucraina, Israele vs Hamas) inoltre rendono ancora più incandescenti le variabili di cui tener conto per governare i molteplici focolai di rischio che si presentano. Tuttavia non sono le guerre a essere la variabile più temuta nel medio periodo. È la falsificazione delle informazioni il rischio che più spaventa se si guarda a un orizzonte di breve periodo, cioè per i prossimi due anni. Un elemento che in parte sorprende, e che emerge dall’ultima edizione del Global Risks Report, lo studio pubblicato ogni anno dal World Economic Forum che come da tradizione si è svolto il mese scorso a Davos, in Svizzera, il report, realizzato in collaborazione con il gruppo Zurich e Marsh McLennan, è stato condotto sondando le opinioni di oltre 1.400 esperti di rischi globali, policy maker ed esperti attraverso interviste realizzate nel settembre 2023. I risultati della survey mettono in luce un outlook globale a breve termine prevalentemente negativo, che si prevede possa ulteriormente peggiorare nel lungo periodo: se infatti il 30% dei partecipanti alla survey prevede un’alta probabilità di catastrofi globali nei prossimi due anni, guardando ai prossimi 10 anni, tale dato raggiunge i due terzi degli intervistati.


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IL NESSO TRA DISINFORMAZIONE E DISORDINI SOCIALI

Entrando nel vivo del report, le preoccupazioni che dominano l’outlook dei rischi per il 2024 riguardano nello specifico i rischi interconnessi di disinformazione e polarizzazione sociale, alimentati da utilizzi manipolatori dell’intelligenza artificiale, oltre al persistere della crisi del costo della vita.  
Più in generale, lo studio evidenzia un panorama dei rischi globali in cui si erode lentamente il progresso dello sviluppo umano, lasciando Stati e individui vulnerabili a rischi nuovi e riemergenti. Secondo il report i rischi globali starebbero addirittura “spingendo al limite la capacità di adattamento del mondo”, in un contesto di cambiamenti sistemici nelle dinamiche di potere globali, nel clima, nella tecnologia e nella demografia.
Come si diceva, il nesso tra informazioni falsificate e tensioni sociali sarà protagonista in occasione delle elezioni che si terranno in diverse importanti economie nei prossimi due anni. Inoltre, il report evidenzia che il conflitto armato tra Stati è tra le cinque principali preoccupazioni per i prossimi due anni. “Con diversi conflitti in corso, le tensioni geopolitiche di fondo e il rischio di indebolimento della resilienza sociale stanno dando vita a una propagazione dei conflitti”, si legge nello studio. In questo contesto, la cooperazione su questioni urgenti a livello mondiale potrebbe ridursi sempre di più, richiedendo nuovi approcci per affrontare i rischi. Su questo aspetto, due terzi degli esperti intervistati prevedono che nell’arco dei prossimi dieci anni si svilupperà un ordine multipolare o frammentato, in cui potenze medie e grandi saranno in competizione e stabiliranno (o imporranno) nuove norme e nuove regole.
Come ha spiegato la managing director del World Economic Forum, Saadia Zahidi, “un ordine globale instabile, caratterizzato da narrazioni polarizzanti e da insicurezza, l’aggravarsi degli impatti degli eventi climatici estremi e l’incertezza economica stanno accelerando lo sviluppo di alcuni rischi, come quelli legati e alla disinformazione. I leader mondiali – ha esortato Zahidi – devono unirsi per affrontare le crisi a breve termine e allo stesso tempo gettare le basi per un futuro più resiliente, sostenibile e inclusivo”.



PROSEGUE L’INCERTEZZA ECONOMICA

Non a caso la necessità di “Ricostruire la fiducia” è stato il tema dominante del Forum di quest’anno. Un auspicio che tuttavia rischia di restare inascoltato visti i tanti fronti incandescenti sullo scacchiere globale, ma su cui occorrerebbe avviare una riflessione molto seria alla luce di quanto rileva lo studio. I prossimi anni saranno infatti caratterizzati dal persistere dell’incertezza economica e dal crescere dei divari economici e tecnologici. La mancanza di opportunità economiche è classificata al sesto posto tra i rischi più temuti per i prossimi due anni. Nel lungo periodo, le barriere alla mobilità economica potrebbero aumentare, privando di opportunità ampie fasce della popolazione. I paesi a rischio di conflitti o vulnerabili al cambiamento climatico potrebbero essere sempre più esclusi dagli investimenti, dalle tecnologie e dalla relativa creazione di posti di lavoro. In assenza di percorsi di accesso a mezzi di sussistenza sicuri, le persone potrebbero essere più inclini alla criminalità, alla militarizzazione o alla radicalizzazione. 
In tutto ciò, il nesso tra informazioni falsificate e tensioni sociali sarà protagonista di alcune importanti tornate elettorali, Stati Uniti d’America e Unione Europea in primis. 

LE MINACCE AMBIENTALI

E poi c’è il fronte ambientale, che continua a dominare il panorama dei rischi su tutti gli orizzonti temporali considerati. Due terzi degli esperti di tutto il mondo sono preoccupati per il possibile verificarsi di eventi meteorologici estremi nel 2024. Questi ultimi, uniti ai cambiamenti critici nei sistemi terrestri, alla perdita di biodiversità e al collasso degli ecosistemi, oltre che alla carenza di risorse naturali e all’inquinamento rappresentano cinque dei dieci maggiori rischi che si ritiene di dover affrontare nel prossimo decennio. I leader intervistati non sono però d’accordo sull’urgenza di tali rischi: gli esperti del settore privato ritengono che la maggior parte delle minacce ambientali si materializzerà su un orizzonte di tempo più lungo rispetto agli appartenenti alla società civile o agli enti governativi, il che evidenzia un pericolo crescente di oltrepassare un punto di non ritorno.



IL RUOLO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il report invita i leader a ripensare le strategie per affrontare i rischi globali, focalizzando gli sforzi di cooperazione globale sulla rapida definizione di meccanismi di protezione contro i rischi emergenti più disruptive, come ad esempio gli accordi per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi decisionali legati ai conflitti. 
Tuttavia, il report esplora anche altri tipi di azioni, che non devono dipendere esclusivamente dalla cooperazione internazionale, come il rafforzamento della resilienza individuale e degli Stati attraverso campagne di alfabetizzazione digitale sulla disinformazione e sulla manipolazione delle informazioni, o attraverso la promozione di una più intensa attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della modellazione climatica e delle tecnologie in grado di accelerare la transizione energetica, coinvolgendo sia il settore pubblico sia quello privato.
Secondo Carolina Klint, chief commercial officer Europe di Marsh McLennan, “le scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale rivoluzioneranno radicalmente l’outlook dei rischi per le organizzazioni, molte delle quali avranno difficoltà a reagire alle minacce derivanti dalla disinformazione, dalla disintermediazione e dagli errori strategici. Allo stesso tempo, le aziende devono affrontare catene di approvvigionamento rese più complesse dalla geopolitica e dai cambiamenti climatici, nonché minacce informatiche dovute a un numero crescente di attori malintenzionati. Per John Scott, head of sustainability risk del gruppo Zurich, “il mondo sta subendo trasformazioni strutturali significative per via dell’intelligenza artificiale, dei cambiamenti climatici, delle evoluzioni nello scenario geopolitico e delle transizioni demografiche”. Azioni condivise e coordinate a livello internazionale fanno la propria parte, ma, osserva Scott, “le azioni individuali dei cittadini, delle aziende e dei singoli paesi possono aiutare a ridurre i rischi globali, contribuendo a un mondo migliore e più sicuro”. 

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