I BENEFICI ECONOMICI DELLA GENDER EQUALITY
Parità di genere ed empowerment femminile possono spingere l’occupazione e la produttività, contribuendo a generare società più solide e resilienti. Un evento promosso da Università Bocconi e Axa Italia ha sottolineato tutti i vantaggi di un contesto sociale ed economico più equo e favorevole alle donne
15/05/2023
La gender equality conviene. E conviene proprio nel senso più profano e gretto del termine, ossia quello dell’economia e dei semplici soldi. Parità di genere ed empowerment femminile possono infatti rivelarsi inaspettate leve di sviluppo e contribuire così a creare società più solide e più resilienti agli shock che, dal coronavirus all’inflazione, hanno investito il mondo negli ultimi anni. Insomma, la gender equality fa bene al portafoglio di tutti.
Il messaggio è emerso nel corso di un evento che si è svolto a fine marzo presso l’Università Bocconi di Milano, patrocinato dalla Commissione Europea e organizzato dall’Axa research lab on gender equality dell’ateneo, in collaborazione con Axa Italia e con l’Axa Research Fund. “L’obiettivo del laboratorio è analizzare il divario di genere, proporre soluzioni per colmare il gap fra uomini e donne, promuovere l’inclusione femminile ed evidenziare il contributo che anche gli uomini possono offrire nella valorizzazione della gender equality”, ha affermato in apertura Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi. “Ringrazio Axa per il contributo offerto alla ricerca e spero – ha aggiunto – che iniziative di questo genere possano essere d’esempio per altre società ed enti universitari”.
DISUGUAGLIANZA E PERDITE ECONOMICHE
Nessun paese del mondo ha ancora raggiunto una piena parità genere: le donne continuano ad avere meno opportunità di lavoro, a percepire salari più bassi e subire maggiormente l’impatto di shock e crisi economiche. Ecco perché quella della parità di genere, secondo Giacomo Gigantiello, ceo di Axa Italia, costituisce ancora “una delle maggiori sfide che dobbiamo affrontare: oggi nel mondo – ha detto – ci sono 2,4 miliardi di donne che non hanno accesso agli stessi diritti degli uomini”.
Tutto ciò si traduce in una forma di disuguaglianza e ingiustizia sociale, ma costituisce anche, ha proseguito, “un ostacolo allo sviluppo economico della società: basti pensare che il gender gap ha un costo complessivo di oltre 16 trilioni di dollari a livello globale e per vincere questa battaglia serve un approccio collettivo e il contributo di elementi chiave come le università”. Per questo, ha concluso, “è importante continuare a lavorare in questo ambito per costruire società più resilienti e dunque più capaci di reagire agli ostacoli del momento”.
INTERVENTI PER LA PARITÀ DI GENERE
Di fronte a un simile scenario, sono tante le possibili iniziative che possono essere adottate per favorire la parità di genere. Il tema è stato al centro di una tavola rotonda moderata da Kirsty Leivers, global head of culture inclusion and diversity del gruppo Axa, a cui hanno partecipato Paola Profeta, direttrice dell’Axa research lab on gender equality e prorettrice per diversità, inclusione e sostenibilità dell’Università Bocconi, Anne Boring, direttrice della Axa-Sciences Po women in business chair, Monika Queisser, responsabile delle politiche sociali presso l’Ocse, e Simone Innocenti, chief HR, organization & culture officer di Axa Italia.
Tanti i temi affrontati nel corso del dibattito. Innanzitutto il sessismo ancora troppo diffuso nelle aziende a guida maschile, ambito su cui l’Ocse ha definito alcune linee guida per ridurre le relazioni di potere diseguali. Sempre in ambito aziendale, i relatori hanno poi concordato sulla necessità di favorire politiche più inclusive: dall’estensione del congedo di paternità alla promozione di programmi di mentoring ed empowerment per promuovere una leadership femminile sempre più diffusa e consapevole. Infine, ma non meno importante, l’ancora scarsa diffusione delle discipline Stem (science, technology, engineering e mathematics) fra le giovani studentesse: in questo ambito, il laboratorio ha rilevato come la minor presenza di donne in specializzazioni scientifiche possa essere legata a diversi fattori, come ambienti troppo competitivi e test matematici a risposta multipla, in cui le donne tendono a essere meno performanti.
PIÙ OCCUPAZIONE E PRODUTTIVITÀ
“Nonostante i progressi fatti finora, le donne sono ancora penalizzate sul mercato del lavoro”, ha osservato Profeta. “Gli ostacoli sono molteplici: dalla penalizzazione delle madri ai carichi di cura divisi in modo asimmetrico tra uomini e donne, alle norme sociali e stereotipi diffusi che vedono ancora le donne protagoniste della sfera familiare e gli uomini delle carriere professionali: tutto questo – ha aggiunto – ha un costo evidente per l’economia e la società, in termini di perdita di talenti e limitata performance”.
La chiusura dell’evento è stata affidata ad Antonio Parenti, direttore della rappresentanza della Commissione Europea in Italia. “Eventi di questo genere – ha commentato – ci ricordano che la gender equality è un tema di stretta attualità, su cui è stato fatto molto ma su cui molto deve ancora essere fatto. La Commissione Europea è da tempo al lavoro su questo tema perché sa che una società più inclusiva è anche una società più forte e resiliente: se l’occupazione femminile in Italia raggiungesse il livello di quella maschile – ha concluso – potremmo guadagnare svariati punti di Pil ogni anno”.
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