PROTECTION GAP, LA LENTE DELLA GFIA

L’ultima edizione del rapporto annuale curato dalla federazione pone in evidenza e analizza gli ambiti di business che presentano il maggior divario di protezione a livello globale: preoccupano cyber risk, catastrofi naturali e poi, soprattutto, un gap previdenziale che ha ormai raggiunto quota mille miliardi di dollari all’anno

PROTECTION GAP, LA LENTE DELLA GFIA
👤Autore: Giacomo Corvi Review numero: 110 Pagina: 18-20
Le notizie sempre più diffuse di attacchi informatici a imprese e cittadini. La crescita di frequenza e intensità rapidamente raggiunta dal fenomeno delle catastrofi naturali sulla scia del cambiamento climatico. E poi anche trend di lungo periodo, a cominciare da un andamento demografico che potrebbe presto mettere in crisi la sostenibilità dell’assetto pensionistico e l’adeguatezza degli assegni previdenziali in tutto il mondo. La Global Federation of Insurance Association (Gfia) accende un faro sui principali gap di protezione a livello internazionale. Lo fa con l’ultima edizione del suo report annuale, in cui ripercorre l’attività svolta nel periodo 2022-23 dalla federazione e in cui appunto, anche grazie al contributo di alcuni rappresentanti di varie autorità di vigilanza nazionali e internazionali (vedi box a pag. 20), mette in evidenza e approfondisce gli ambiti di business che necessitano ancora di uno sforzo ulteriore per costruire un tessuto economico e sociale solido e resiliente a qualsiasi tipo di shock.
“Il bisogno di resilienza e protezione finanziaria a livello globale non è mai stato così chiaro”, si legge nelle battute iniziali della prefazione al rapporto, firmata dalla presidente Susan Neely. “Fornire a cittadini e imprese coperture per i rischi che si trovano ad affrontare e rafforzare la loro resilienza finanziaria è al cuore del business assicurativo: è ciò che ci distingue dalle altre industrie finanziarie – prosegue il report – e le questioni che fronteggiamo quotidianamente come assicuratori, in molti casi, sono questioni globali”.



PREVIDENZA, MANCANO MILLE MILIARDI

La previdenza è senza dubbio l’ambito di business che desta le maggiori preoccupazioni. Un intervento a cura di Sarah Hobbs, rappresentante della Canadian Life & Health Insurance Association e presidente del gruppo di lavoro Ageing Society della Gfia, recupera a tal proposito i risultati di un rapporto pubblicato dalla federazione lo scorso marzo: stando ai numeri della ricerca, il gap di protezione nel settore del risparmio pensionistico ammonterebbe complessivamente a mille miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo. Alla base del divario c’è principalmente l’effetto combinato di una dinamica demografica che ha visto negli ultimi decenni un brusco allungamento della speranza di vita al momento dell’uscita definitiva dal mercato del lavoro in tutti i paesi dell’area Ocse e, allo stesso tempo, un montante contributivo che è rimasto invece sostanzialmente stagnante in termini di percentuale sul Pil.
Secondo i curatori del rapporto, “il sistema pubblico da solo non è sufficiente”. E un assetto a più pilastri previdenziali “è ampiamente visto come il modello più efficace per garantire la sostenibilità e l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche”. In questo contesto, gli assicuratori possono ricoprire un ruolo fondamentale. Il rapporto, per esempio, evidenzia che “le imprese del mercato stanno sviluppando prodotti innovativi e flessibili che offrono un mix di rendimenti fissi e variabili e danno accesso a nuovi tipi di investimenti”. 

IL FENOMENO DEL CYBER RISK

Altro punto di attenzione è dato poi dal cyber risk. Il protection gap, in questo caso, si attesta poco sotto la soglia dei 900 miliardi di dollari. Nel dettaglio, un contributo firmato da Robert Gordon, esponente della American Property Casualty Insurance Association e presidente del gruppo di lavoro cyber risks, evidenzia che ogni anno gli attacchi informatici generano perdite economiche dirette per 950 miliardi di dollari in tutto il mondo: di questi, soltanto 60 miliardi sarebbero coperti da una qualche forma di assicurazione. 
“Il cyber risk è molto arduo da assicurare, principalmente a causa della difficoltà di elaborare modelli per i sinistri futuri a seguito dell’evoluzione della minaccia e del rischio di accumulazione”, si legge nel report. “Sebbene il numero di compagnie che offrono polizze informatiche stia crescendo in tutto il mondo – prosegue il rapporto – l’aumento delle perdite negli ultimi anni ha spinto molte società a rivedere le proprie strategie di sviluppo di coperture cyber resilienti e sostenibili nel lungo termine”. Il risultato è che alcuni assicuratori hanno diminuito le proprie capacità di garanzia e ridotto i limiti di copertura. In questo scenario, secondo Gfia, è forse arrivato il momento di andare oltre le semplici polizze tradizionali e di iniziare a offrire anche servizi e strumenti di prevenzione. Per usare le parole del rapporto, “le misure di prevenzione possono diminuire del 70% il rischio informatico delle aziende” e, non secondariamente, “ridurre dell’80-90% il costo di un eventuale sinistro”. Particolarmente efficaci potrebbero rivelarsi sessioni di formazione per il personale, visto che “l’errore umano contribuisce a circa il 95% degli incidenti informatici”.



LA CRESCITA DELLE CATASTROFI NATURALI

Grande attenzione infine anche per quanto riguarda il grande tema delle catastrofi naturali e del cambiamento climatico. “I record relativi ai fenomeni climatici continuano a essere infranti”, scrive Christian Pierotti, rappresentante di France Assureurs e presidente del gruppo di lavoro climate risks della Gfia. Il gap di protezione, in questo caso, si attesta a 100 miliardi di dollari, con circa il 60% delle perdite generate da catastrofi naturali fra 2011 e 2020 che non risultavano assicurate. Numeri a cui poi bisogna aggiungere anche, si legge nel rapporto, “l’impatto significativo delle catastrofi naturali sulla vita, sul benessere e sui mezzi di sostentamento delle persone”.
In questo caso, la strategia della Gfia per colmare il gap è piuttosto semplice: rafforzare la collaborazione fra pubblico e privato per favorire la consapevolezza dei cittadini sull’importanza della protezione finanziaria e consentire una più agevole gestione di eventuali sinistri. “Una più stretta collaborazione fra operatori pubblici e privati è necessaria, dato che – conclude il report – i governi e gli altri organismi pubblici, fra le varie iniziative che possono adottare, possono contribuire a definire un adeguato contesto regolamentare, introdurre incentivi fiscali e lanciare campagne di sensibilizzazione e prevenzione del rischio”. 

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