OPEN INSURANCE, ISTRUZIONI PER L’USO
La federazione globale delle associazioni assicurative ha messo da parte le opinioni divergenti su un argomento nuovo e complesso, e nell’ultimo documento congiunto ha presentato un elenco delle cose da fare e da non fare, dei pro e dei contro, sull’assicurazione aperta e sulla condivisione dei dati
20/02/2023
Negli ultimi anni, sono state annunciate e sviluppate iniziative, in tutto il mondo, nel campo dell’open insurance. “Il settore assicurativo vede possibili opportunità e tuttavia ci sono anche rischi che devono essere attentamente considerati”. A dirlo sono le associazioni che compongono Gfia, la Global federation of insurance associations, nel dossier intitolato Dos and don’ts of open insurance, dove i membri della federazione chiedono che la questione dell’assicurazione aperta sia approfondita di più e meglio dai responsabili politici: “esiste un accordo sulle cose da fare e da non fare – dicono da Gfia – per portare avanti una serie di riflessioni su questo argomento”.
AL CENTRO DI TUTTO: LA CONDIVISIONE DEI DATI
Sebbene i singoli membri della federazione globale delle associazioni assicurative abbiano opinioni diverse sul fatto che i potenziali benefici delle iniziative di open insurance presenti sul mercato possano effettivamente superare le conseguenze negative e i costi aggiuntivi, nell’ultimo documento congiunto presentato sull’argomento, è evidente lo sforzo di razionalizzazione dei contributi forniti.
Uno sforzo che acquista ancora maggior valore, considerando che l’elenco delle cose da fare e da non fare, dei pro e dei contro dell’open insurance, si estende anche al tema della condivisione dei dati, centrale nell’assicurazione di oggi e di domani. Gli approcci normativi differiscono, ed è complesso riuscire ad avere un orientamento davvero condiviso: di conseguenza, anche le opinioni dei singoli operatori su questo argomento, relativamente nuovo e in via di sviluppo, variano notevolmente, soprattutto quando si discute della condivisione dei dati.
PRESERVARE GLI ECOSISTEMI ESISTENTI
Secondo Gfia, tutto deve partire da “uno scopo chiaramente definito e predeterminato per la messa in comune delle informazioni”. I possibili obiettivi, ad esempio, dovrebbero essere quelli di consentire al settore assicurativo di sviluppare prodotti nuovi. Gfia, d’altro canto, si oppone alla condivisione obbligatoria delle informazioni, soprattutto nelle aree dove non ci sono, al momento, criticità: le nuove iniziative di condivisione dei dati, o di dati aperti, non dovrebbero ostacolare quelle già esistenti e gli ecosistemi già formati.
Per quanto riguarda la proprietà dei dati, ai titolari dovrebbe essere concesso “il controllo definitivo su chi è autorizzato ad accedere alle informazioni e a quali condizioni”. Una definizione di chi sia il proprietario dei dati in un quadro assicurativo aperto dovrebbe essere determinata a livello di ciascuna giurisdizione in cui esiste tale esigenza. Sarebbe sbagliato lasciare che le iniziative di condivisione dei dati, o di assicurazione aperta, interferiscano con le leggi esistenti sulla privacy.
IMPARARE DALLE BANCHE (MA SENZA COPIARLE)
Secondo Gfia, occorre definire chiaramente quale set di dati può essere oggetto di condivisione: tanto l’utilizzo quanto l’accesso alle informazioni dovrebbero essere considerati nel contesto più ampio di una condivisione intersettoriale dei dati. Non si dovrebbe in alcun modo obbligare gli assicuratori a condividere la loro proprietà intellettuale, informazioni aziendali sensibili o dati proprietari che hanno generato, e che sono il risultato del loro stesso lavoro.
Bisognerebbe, inoltre, valutare attentamente le lezioni apprese dalle precedenti iniziative di condivisione aperta dei dati nel settore bancario e in quello dei pagamenti: “questi insegnamenti possono essere applicati al contesto specifico del settore assicurativo per evitare di ripetere gli stessi errori”, fanno notare dalla federazione. È importante “non limitarsi a copiare gli schemi dell’open o dell’open-payment e applicarli al settore assicurativo e ai dati assicurativi”. Sarebbero molto probabili, altrimenti, conseguenze indesiderate.
AUMENTARE LA SICUREZZA INFORMATICA
Ultimo punto, ma non certo per importanza, da Gfia arriva la richiesta di elevati livelli di sicurezza per garantire la protezione dei dati e chiarire dove risieda la responsabilità in caso di violazione. Per questo non è possibile consentire l’accesso ai dati assicurativi a terzi che non dimostrino di soddisfare lo stesso elevato livello di sicurezza informatica del settore finanziario.
L’elenco di Gfia funge, in definitiva, da potenziale fonte d’informazioni per i suoi membri e per i decisori politici, le autorità di regolamentazione e le vigilanze locali, nei contesti in cui si sta andando verso un’assicurazione sempre più aperta e un quadro di condivisione dei dati sempre più articolato.
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