INNOVAZIONE, COSA ASPETTARSI DALLE FINTECH

Potenzialità e rischi dell’evoluzione tecnologica al centro di un evento organizzato da Banca Ifis e Luiss: le istituzioni finanziarie sono al lavoro per esprimere tutto il potenziale delle grandi novità del momento, senza tuttavia scadere in un uso indiscriminato che può minare la fiducia nel settore

INNOVAZIONE, COSA ASPETTARSI DALLE FINTECH
Lo sviluppo di nuove tecnologie apre prospettive inedite. Lo si è visto recentemente con il lancio nel 2022 di ChatGpt, software di intelligenza artificiale in grado di comprendere il linguaggio naturale e di produrre testi che risultano del tutto paragonabili, almeno per sintassi e ortografia, a quelli scritti da un essere umano. La novità, a cui hanno fatto poi seguito numerosi aggiornamenti e strumenti per la creazione di immagini come Midjourney, ha generato enormi aspettative sull’opinione pubblica. E suscitato anche qualche legittimo timore sui rischi che un simile sviluppo tecnologico può portare con sé. Anche in un settore cruciale come quello finanziario e, più nel dettaglio, in quell’ambito di sperimentazione continua che è rappresentato dalle fintech. Le attività dell’industria, almeno per il momento, si sono limitate a nuovi prodotti e inediti ecosistemi di offerta che ridefiniscono la relazione con il cliente. Chissà però che il futuro, complice anche il costante sviluppo di nuove tecnologie, non possa riservare ancora qualche sorpresa. Una domanda che è stata al centro dell’evento Semplicemente Fintech – Scenari futuri nel fintech per le banche, organizzato da Banca Ifis in collaborazione con il Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari (Casmef) della Luiss.
“È un’iniziativa che ho fortemente voluto per dare anche a Banca Ifis uno spazio in cui dialogare su questi temi con gli altri operatori di mercato”, ha commentato Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente dell’istituto di credito, nelle battute iniziali dell’evento che si è svolto a fine gennaio presso lo Step FuturAbility District di Milano. Il top manager ha evidenziato la necessità di “ridurre la nostra attenzione sui risultati di breve periodo per focalizzarci maggiormente su sostenibilità ambientale e inclusione sociale, temi che devono andare di pari passo con la ricerca del profitto”. Per farlo, ha proseguito, servirà “un apporto tecnologico che, mantenendo un approccio etico, possa consentirci di produrre di più e di produrre in maniera più sostenibile”.


© Banca Ifis

DI PIÙ CON MENO, DIVERSAMENTE E TUTTO IN UNA SOLA VOLTA 

Il bisogno di una maggiore produttività è dettato principalmente, come ha illustrato Giorgio Di Giorgio, direttore del Casmef, dalle sfide di un panorama economico e sociale in rapida evoluzione. “Soltanto nei primi tre anni della terza decade del nuovo millennio abbiamo assistito a una serie di eventi che ci hanno catapultato in uno scenario da crisi permanente”, ha osservato. La pandemia, la crisi economica, lo shock energetico, il blocco del commercio internazionale e, più recentemente, anche l’esplosione di nuove guerre. Sullo sfondo pure trend di lungo periodo, che magari faranno meno rumore di un conflitto armato ma che comunque rischiano di avere un impatto pesantissimo sul nostro tessuto sociale e produttivo. A cominciare da una dinamica demografica che, almeno nei paesi più industrializzati, vede un progressivo invecchiamento della popolazione. Tutto ciò, ha commentato Di Giorgio, “avrà pesanti ripercussioni in ambiti critici come il risparmio previdenziale, ponendo la necessità di modelli in grado di sfruttare le nuove tecnologie per incrementare i livelli di produttività”.
A prescindere dal contributo che potrà arrivare dall’innovazione in termini di generazione di valore, il ricorso alle nuove tecnologie diviene sempre più necessario. E ciò soprattutto in ragione del fatto che, come emerso nel corso dell’atteso intervento di Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Center della Yale University e docente di Sociologia della cultura e della comunicazione all’Università di Bologna, “la vita è ormai onlife, non c’è più distinzione fra online e offline”. Di conseguenza, ha proseguito, “servono nuovi strumenti per intercettare la domanda di giovani generazioni che non hanno più la predisposizione per recarsi fisicamente a uno sportello bancario”. Il processo va adeguatamente governato, perché l’innovazione porta sempre con sé qualche rischio. Tuttavia, secondo Floridi, la tecnologia ha tutte le potenzialità per consentire di “fare di più con meno, diversamente e tutto in una sola volta”.

TECNOLOGIE PER LA FIDUCIA E LA RELAZIONE COL CLIENTE

La necessità di governare l’innovazione è stata al centro di una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Ida Mercanti, vice capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, Frederik Geertman, ceo di Banca Ifis, e Davide Passero, ceo di Alleanza Assicurazioni e country chief marketing & product officer di Generali Italia.
Tutti i relatori hanno concordato sulle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie: strumenti di questo genere possono infatti consentire di superare il concetto di economie di scala, di concentrarsi su nicchie di mercato e di offrire nuovi modelli di relazione con il cliente. Allo stesso tempo, tuttavia, è emersa anche la preoccupazione che un uso indiscriminato delle tecnologie possa alla lunga minare la fiducia su cui si basa il sistema finanziario a livello globale. Ecco perché, come ha rimarcato Passero, l’adozione di questi strumenti deve essere sempre governata dall’essere umano. “Le persone, soprattutto quelle con più basse competenze finanziarie, tenderanno sempre ad affidarsi alla tradizione e dunque a un consulente in carne e ossa: servono pertanto strumenti che possano consentire a noi esseri umani di incrementare la nostra capacità di creare valore per il cliente”, ha commentato.


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IN ATTESA DELLA DISRUPTION

Il potenziale delle fintech deve tuttavia essere ancora dispiegato. “Dati e potenza computazionale saranno le risorse di maggior valore nel futuro”, ha commentato Nicola Borri, professore di macro-finance economist della Luiss. “Hanno un ruolo fondamentale anche nelle fintech – ha proseguito – e aprono la strada a un futuro caratterizzato da quella che è stata definita noiosa efficienza”. Per raggiungerlo sarà però necessario soddisfare due condizioni: sviluppare ulteriormente il paradigma dell’open banking e garantire l’equità del servizio.
Tutti temi che sono stati al centro della tavola rotonda conclusiva, a cui hanno partecipato Roberta Gobbi, senior advisor digital financial market e consigliere indipendente di Banca Ifis, Giovanni Sandri, head of Southern Europe di BlackRock, e Roberto Tognoni, executive partner di Reply. Dal dibattito è emerso tutto l’interesse del mercato per l’innovazione tecnologica. L’utilizzo di strumenti come l’intelligenza artificiale si è già tradotto in use case che hanno migliorato la relazione con il cliente l’analisi del bisogno. Manca forse ancora qualche tassello per giungere a quella disruption che si è verificata in altri settori industriali. Però la tecnologia ha dimostrato di saper correre più veloce dell’immaginazione e della fantasia.

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